Potete leggere qui sotto l’appello per il reintegro di Fabiana Stefanoni nel suo sindacato Usb, con l’elenco dei primi firmatari.
Chiediamo a tutti i lavoratori, gli attivisti sindacali (ovunque collocati), i precari, gli studenti di mandare la loro adesione all’appello all’indirizzo unirelelotte@sindacatodiclasse.org, indicando nome, cognome, città, lavoro, eventuale sindacato di appartenenza.
Chiediamo a tutti di far girare questo appello, di pubblicarlo su siti, blog, pagine facebook.
Sul sito http://www.sindacatodiclasse.org è possibile scaricare i moduli per raccogliere le firme. L’elenco aggiornato delle firme sarà pubblicato periodicamente sul nostro sito.
Stiamo già ricevendo comunicati di solidarietà di strutture sindacali, organizzazioni, collettivi, comitati di lotta (a breve li pubblicheremo sul sito). L’indirizzo a cui mandarli è lo stesso: unirelelotte@sindacatodiclasse.org.
Sono già centinaia le mail di solidarietà a Fabiana Stefanoni che sono arrivate. Per questo non siamo ancora riusciti a rispondere a tutti ma lo faremo nei prossimi giorni. Tra le prime firme arrivate anche diverse dall’estero: dirigenti dei sindacati di base spagnoli, operai in lotta da Madrid a Barcellona, sindacalisti britannici, dirigenti delle lotte dei minatori peruviani, ecc.

Un ringraziamento a tutti per il sostegno.

Il Coordinamento nazionale di Unire le lotte – Area Classista Usb

SOLIDARIETA’ A FABIANA STEFANONI
CONTRO LA SUA ESPULSIONE DA USB
PER LA DEMOCRAZIA SINDACALE

appello di attivisti di sindacati e movimenti, comitati di lotta, lavoratori, giovani

Noi, attivisti in differenti sindacati o movimenti, lavoratori e giovani impegnati nelle lotte politiche e sociali, manifestiamo la nostra solidarietà a Fabiana Stefanoni, espulsa dal suo sindacato, Usb.

Fabiana Stefanoni è da anni in prima fila nelle lotte sindacali, sociali e politiche per la difesa degli interessi dei lavoratori. E’ una insegnante precaria che, esponendosi alle ritorsioni sul suo luogo di lavoro, ha svolto un ruolo importante nelle mobilitazioni dei precari della scuola contro le politiche della Gelmini, coordinando il Coordinamento Precari della Scuola di Modena che ha dato vita a un’importante lotta di rilievo nazionale.

I motivi formali dell’espulsione (peraltro comunicata con raccomandata, senza nemmeno ascoltare prima le ragioni della compagna) appaiono assurdi: non si espelle da un sindacato un lavoratore perché partecipa a uno sciopero in difesa degli immigrati (solo perché indetto da sindacati diversi dal proprio) o perché si adopera nella sua città per cercare una sede che ospiti anche il proprio sindacato (solo perché in assenza di una formale autorizzazione dai vertici).
Evidentemente altri devono essere i motivi reali dell’espulsione. Certo è che la compagna esprime in Usb una linea in dissenso con quella dell’Esecutivo del sindacato, essendo coordinatrice di Unire le lotte – area classista in Usb, minoranza interna favorevole all’unificazione delle lotte di tutti i lavoratori.

La nostra protesta contro questa espulsione e la solidarietà che esprimiamo alla precaria Fabiana Stefanoni prescindono da ogni considerazione sul merito delle sue posizioni sindacali, che alcuni di noi condividono e altri no. Infatti, al di là delle opinioni specifiche, riteniamo grave che un sindacato – qualunque sindacato voglia rappresentare le lotte dei lavoratori – espella dalle proprie file una lavoratrice in lotta. Noi tutti pensiamo, al di là delle rispettive collocazioni, che in ogni sindacato dei lavoratori vada rispettato il diritto dei lavoratori ad esprimere liberamente le proprie opinioni e proposte. La democrazia sindacale è un bene che va tutelato da tutti e in ogni luogo.

Pertanto noi sottoscritti chiediamo che l’espulsione sia annullata e che Fabiana Stefanoni venga reintegrata nel suo sindacato.

primi firmatari dall’Italia

Patrizia Cammarata – Usb Vicenza, Rsu Comune di Vicenza
Maria Teresa Turetta – Resp. Enti Locali Usb Vicenza
Vincenzo Laschera – Università di Verona, Esecutivo regionale Usb Veneto
Valerio Fioravanti – Coordinamento nazionale Vigili del Fuoco Usb
Emanuele Pezzi – operaio Marcegaglia, Esecutivo prov. Usb Privato Cremona
Elvis Fischetti – operaio Fiat, Rsu Ferrari Modena
Paolo Ventrella – operaio Fiat, Rsu Ferrari Modena
Massimo Lettieri – delegato lavoratori cassintegrati della Maflow, segretario prov. FLMUniti-Cub Milano
Fabrizio Portaluri – operaio Pirelli, Direttivo nazionale Allca-Cub
Cosimo Scarinzi – Coordinatore nazionale Cub
Moustapha Wagne – membro della Segreteria del Comitato Immigrati in Italia
Tahar Sellami – membro della Segreteria del Comitato Immigrati in Italia
Aldo Milani – Coordinatore nazionale Si.Cobas
Orietta Totti – Coordinamento regionale Sanità Usb Veneto
Stefano Capello – Coordinatore regionale Cub Piemonte
Gianfranco Maser – Esecutivo prov. Usb Latina, Coordinamento regionale settore igiene ambientale Usb Lazio
Stefano Micheletti – Cobas Scuola Venezia
Francesco Carbonara – Fiom Cgil, direttivo aziendale OM Bari
Stefano Bonomi – Coordinamento provinciale Usb Bergamo
Corrado Papagno – Segreteria nazionale Allca-Cub, delegato Rsu
Vincenzo Pecorella – Coordinatore FLMUniti-Cub Bari
Marcello Scialpi – Rsa Cobas All Service Nardò, Lecce
Mauro Mongelli – Cobas Telecom Bari
Massimiliano Dancelli – Fiom Cgil Cremona
Potito Aliani – Rsu Fiom Cgil Treviso
Giampiero Vergata – dipendente comunale, Slai Cobas Milano
Coordinamento Migranti Verona
Emilio Danieli – portavoce Comitato operai contro l’amianto, Latina
Rocco Panico – Comitato di lotta lavoratori Adelchi, Lecce

primi firmatari dall’estero

Angel Luis Parras – membro Commissione intercategoriale Cobas, Madrid, Spagna
Narcisa Pijal – presidente ATRAIE, Associazione dei Lavoratori Immigrati di Spagna
Rony Cueto – segretario generale Minatori della Shougang, Perù
Pedro Condori Laurante – segretario generale Minatori di Casapalca, Perù
Rosa Torres Sastre – Comitato di fabbrica Ups Vallecaas, Cobas, Spagna
Guillerma Silva – Comitato di fabbrica Magneti Marelli, CCOO (Comisiones Obreras), Spagna
Roman Rustichelli – Comitato di fabbrica Tmb (Trasporti Urbani Barcellona), Cgt, Spagna
Martin Ralph – vicepresidente Liverpool Tuc, Università di Liverpool, Gran Bretagna
Carlos Paredes – segretario generale Sindacato Tessili San Cristobal, Perù
Enrique Pirobe Cañas – Comitato di fabbrica Valoriza S.A., Cgt, Spagna
Alfonso Araque – Corrente Sindacale dell’Azienda Municipale dei Trasporti (Emt), Spagna
Juan Carlos Pérez – Comitato di fabbrica Altair Impresia Iberica, Spagna
Fulgencio Ruiz H.- segretario generale Fedederazione Lavoratori Disoccupati e dei Campesinos sin Tierra, Arequipa, Perù
Peter Windeler – delegato al Congresso Nazionale Nut, Gran Bretagna
Lidia Giron Mejia – segretaria generale sindacato Hospital H., Unanue, Perù
Antolín Huáscar Flores – presidente Conf. Nazionale Agraria, Perù
Paul Humphreys – Unite Branch Liverpool, delegato del Liverpool Tuc, Gran Bretagna

visita il nostro sito
http://www.sindacatodiclasse.org

scrivici a questo indirizzo
unirelelotte@sindacatodiclasse.org

Pubblicità

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Pubblicato: giugno 28, 2011 in Uncategorized

INSULTI, MANGANELLATE, REPRESSIONE:
ECCO LA RISPOSTA DEL GOVERNO AI PRECARI DELLA SCUOLA

Unire le lotte – Area Classista Usb esprime la propria solidarietà ai precari della scuola che da giorni manifestano, con un presidio permanente, davanti a Montecitorio. Stamattina, durante un presidio sostenuto anche da attivisti dei sindacati di base (Usb e Cobas), i precari che, legittimamente, gridavano la loro rabbia contro i tagli del trio Tremonti-Brunetta-Gelmini, hanno avuto come risposta le cariche e i manganelli della polizia!

Accanto ai precari della scuola, in questi giorni c’erano anche i precari della pubblica amministrazione e del privato. Nei prossimi giorni sono previsti scioperi e nuovi presidi, ma le azioni isolate ed estemporanee non bastano. Di fronte a un governo che non sente ragioni, occorre seguire l’esempio dei lavoratori greci: occorre proclamare scioperi generali che siano in grado di unificare la classe lavoratrice e bloccare il Paese.

Unire le lotte – Area Classista Usb, al fianco dei precari, degli studenti, degli immigrati, degli operai che subiscono gli attacchi del sistema, si batte per la costruzione di un grande sciopero generale ad oltranza, fino a piegare governo e padronato. Anche per questo è necessario superare la frammentazione e il settarismo: la pretesa di autosufficienza che taluni vorrebbero imporre anche nel sindacalismo di base è un ostacolo su questa via (22 giugno 2011).

Il coordinamento nazionale di Unire le lotte – Area Classista Usb

Sciopero del 15 aprile

Pubblicato: aprile 13, 2011 in Uncategorized

Sciopero del 15 aprile

Lavoratori nativi e immigrati: è la stessa classe di sfruttati

La Confederazione Unitaria di Base (Cub), il Sindacato Intercategoriale Cobas, il Comitato Immigrati in Italia, l’Usi-Ait, hanno proclamato uno sciopero generale di 24 ore per la giornata del 15 aprile 2011. La giornata di sciopero è stata chiamata: “La giornata della collera”, perché si vuole legare questa lotta in Italia alle giornate rivoluzionarie che si sono susseguite, e ancora si susseguono, in tutto il Nord Africa e in Medio Oriente con il coraggioso protagonismo del proletariato e delle masse popolari arabe.
Questo sciopero, infatti, è stato, a ragione, fortemente richiesto ed organizzato proprio dai lavoratori immigrati (fra cui i protagonisti della lotta della gru dei migranti di Brescia), lavoratori che rappresentano la parte più debole, sfruttata e ricattabile della classe lavoratrice.
“La giornata della collera” accusa padronato e governo di negare il diritto al lavoro, al reddito, a un salario dignitoso, alla casa, alla sanità, all’istruzione e alla cultura; accusa governo e padronato per le spese militari e per le politiche in favore dei patrimoni e dell’evasione fiscale e di rifiutare l’asilo a chi fugge dalle guerre, dalla fame e dalle dittature, di negare il permesso di soggiorno per chi perde il lavoro. “La giornata della collera” rivendica la fine dei bombardamenti, associando i bombardamenti alle guerre di classe, un giusto abbinamento che ci ricorda le numerose guerre di classe che i grandi capitalisti, come i dittatori, i re, i principi, i governanti di centrodestra e centrosinistra continuano ad attuare nei confronti del proletariato mondiale. La rivendicazione della chiusura dei Cie (Centri d’Identificazione ed Espulsione) è la naturale conseguenza di una piattaforma chiaramente segnata dalle problematiche legate ai lavoratori immigrati e alle loro famiglie. Dire, però, che questa giornata sarà solo “lo sciopero degli immigrati” sarebbe profondamente ingiusto, oltre che sbagliato. Allo sciopero, infatti, vengono chiamati anche i lavoratori italiani, ricordando che “i diritti si difendono solo con l’unità e la lotta dei lavoratori italiani e immigrati insieme”. Questi compagni ci ricordano, infatti, che “i lavoratori salariati italiani sono trattati con disprezzo da Confindustria, Marchionne e governo” e che anche ai lavorati italiani questo sistema sta offrendo solo precarietà, crisi e guerra sociale per cui “una risposta generale è necessaria”, che è necessario “scioperare contro le leggi razziste per l’unità e la lotta di classe”, per lottare e per dire uno con l’altro “i miei diritti sono i tuoi diritti e i tuoi diritti sono i miei diritti”
“Unire le lotte- area classista Usb” non farà mancare ai compagni che hanno lanciato l’appello per “La giornata della collera” il proprio attivo sostegno. Al contempo, come abbiamo fatto altre volte, ad esempio in occasione dello sciopero del 28 gennaio e di quello dell’11 marzo scorsi, anche questa volta intendiamo denunciare la continua frammentazione di queste lotte e l’incapacità di organizzare una risposta realmente all’altezza dell’attacco. La recente guerra imperialista con i bombardamenti sulle popolazione della Libia, i disastri ambientali in Giappone, l’imbarbarimento sociale in cui siamo costretti a vivere ogni giorno nelle nostre città e nei nostri luoghi di lavoro, la precarietà e lo smantellamento di tutti i diritti conquistati con le lotte degli anni passati, ci devono vedere protagonisti di una risposta forte e ad oltranza.
Se i gruppi dirigenti delle varie sigle sindacali, sia del sindacalismo di base sia delle aree di sinistra in Cgil, si rifiutano per miopia o settarismo di organizzare una risposta al livello dell’attacco in atto, dobbiamo farlo noi.

Scendiamo in piazza il 15 aprile:
i diritti si difendono con l’unità e la lotta di classe dei lavoratori italiani e immigrati!
Unità delle lotte! Sciopero ad oltranza!

Unire le lotte – Area Classista Usb

http://www.sindacatodiclasse.org contattaci: unirelelotte@sindacatodiclasse.org

Lunedì 18 Aprile 2011 dalle ore 18:00

Vincenzo Brancatisano presenta Una vita da supplente. Lo sfruttamento del lavoro precario nella scuola pubblica italiana. (Nuovi Mondi Editore). Introduce Franco Fondriest.

I Docenti dell’ITC Paradisi – Liceo Allegretti di Vignola,
riunitisi nel Collegio del 4 Marzo 2011

In merito alle prove INVALSI previste nelle classi seconde delle scuole superiori

Ritengono inadeguati e superati i metodi di valutazione INVALSI, perché i test veicolano conoscenze frammentarie e nozionistiche, mortificano le diverse intelligenze, risultano avulsi rispetto alle programmazioni delle scuole autonome, spingono alla standardizzare dell’insegnamento, inducono i docenti ad alterare la programmazione e le scelte didattiche, piegandole alle esigenze di un banale addestramento ai quiz ministeriali.

Inoltre, considerato che

la Nota del Ministero del 30 dicembre 2010 sostiene che la valutazione riguarderà obbligatoriamente tutti gli studenti, ma le note, così come le circolari ministeriali, non sono leggi o fonti del diritto, quindi non possono essere vincolanti (sentenza Corte di Cassazione n.35 del 5 gennaio 2010);

la Nota si limita a citare altri riferimenti legislativi, nessuno dei quali prevede esplicitamente obblighi per tutti gli studenti e per tutte le scuole;

in base ai Decreti Delegati e alle leggi sull’Autonomia, spetta esclusivamente al Collegio dei Docenti deliberare in merito a tutte le attività didattiche, compresa la valutazione, ed è compito dei singoli Istituti decidere riguardo ai tempi, agli orari e ai calendari (D.L. n. 297/94, art. 7, comma 2 lett. a; D.P.R. n. 275/99, articoli 4, 5 e 6);

il POF del nostro istituto del 2010/11 non prevede alcuna attività riconducibile all’INVALSI, né per i docenti, né per gli studenti; quindi le famiglie non sono stati informate in merito al momento dell’iscrizione;

i primi Collegi dei Docenti dell’anno scolastico 2010/11, ai quali spetta deliberare la programmazione didattica di tutto l’anno, non hanno indicato alcuna priorità, né previsto alcuna attività riconducibile all’INVALSI;

il Piano delle attività del 2010 – 11 non prevede prove di valutazione INVALSI;

di conseguenza, il Contratto di Istituto del 2010/11 non prevede compensi del Fondo di istituto per eventuali attività aggiuntive attinenti l’INVALSI;

il Contratto Nazionale di lavoro non prevede per gli insegnanti alcun impegno riconducibile all’INVALSI, né tra gli obblighi di servizio, né nella funzione docente;

nessuna normativa stabilisce che le attività INVALSI sono obbligatorie per i singoli docenti delle scuole superiori;

Deliberano di non essere disponibili a svolgere alcuna attività
relativa alle prove INVALSI per l’anno scolastico 2010/2011

CONTRO LO SFRUTTAMENTO, UNIAMO LE LOTTE

Operai, lavoratori: anni di sacrifici, infortuni, morti sul lavoro, bassi salari, flessibilità e ritmi di lavoro esasperanti, non hanno garantito un futuro migliore a noi e ai nostri figli, come ci hanno fatto credere i padroni, i governi di destra e di sinistra e i sindacati concertativi. Le loro parole d’ordine erano: battere la concorrenza e conquistare nuovi mercati.
Così facendo hanno messo operai contro operai e sono riusciti a ridurre i diritti e i salari di tutti i lavoratori a livello mondiale. Questa pratica politica ha fatto sì che i padroni incrementassero i propri profitti e gli operai diventassero sempre più poveri. Quando poi la contrazione economica e la crisi da sovrapproduzione hanno reso impossibile un’ulteriore rivalutazione dei profitti attraverso il processo produttivo, quei profitti si sono riversati nel mercato della speculazione finanziaria.
Questo ha prodotto altri effetti terribili sulla vita di milioni di lavoratori. Abbiamo tutti davanti agli occhi le vicende delle crisi greca e irlandese: denaro pubblico utilizzato per salvare banche e aziende che hanno vissuto rapinando i risparmi e il TFR dei lavoratori.
Il paradosso della crisi attuale è vedere gli operai alla fame di fronte a piazzali e vetrine ricolmi di merci invendute, ascoltare capitalisti straricchi che pretendono dai lavoratori ulteriori sacrifici, aiutati da governi che impongono ai propri cittadini di salvare coloro che hanno causato il nostro disastro. Con il ricatto del posto di lavoro, “collaudato” a Termini Imerese, Pomigliano e Mirafiori, vogliono ridurre drasticamente i nostri diritti in tutti i settori produttivi, rendendoci schiavi del “Dio mercato”.
Ribellarsi è necessario, anzi indispensabile, ma per fare ciò è fondamentale l’unità degli sfruttati!
A Modena, operai, studenti, precari, disoccupati, lavoratori del pubblico impiego, vogliono unirsi per invertire la deriva dell’attuale miseria.
Modena non è un’isola felice come ci volevano far credere, perché la crisi sta generando sacche di povertà diffuse anche nella nostra città. Prova ne sono i seguenti dati (fonti: Provincia di Modena, Regione Emilia Romagna e INPS): dal Gennaio 2008 al Dicembre 2010 si è verificato uno stillicidio di circa 45.000 posti di lavoro, di cui 21.000 uomini e 23.000 donne; a questi vanno aggiunti circa 13.000 operai posti in mobilità, di cui 7.500 uomini e 5.500 donne (la maggior parte di queste mobilità si tradurranno probabilmente in licenziamenti). La richiesta della Cassa Integrazione nell’anno 2008 ammontava a 1.130.599 ore, 11.323.336 nel 2009 e 23.311.634 nel 2010.
Aumentano gli indebitamenti delle famiglie, i nostri salari si riducono. Non permettiamo più che vengano ulteriormente decurtati dalla cassa integrazione e dai contratti di solidarietà. Uniamoci e costruiamo un percorso di lotta insieme per non pagare la crisi dei padroni.
L’Assemblea che promuoviamo è un punto di partenza per unire le forze, per creare un patto di consultazione e un coordinamento permanente che intervenga a sostegno delle lotte dei proletari, che favorisca lo scambio di esperienze e lo sviluppo dell’organizzazione.

NO ALLA CASSA INTEGRAZIONE, NO AI CONTRATTI DI SOLIDARIETA’,
NO ALLA GUERRA FRA POVERI!
NO AI LICENZIAMENTI, NO ALLA PRECARIETA’
NO ALLA SCUOLA DEI PADRONI!
IL CAPITALISMO CI STA RIDUCENDO IN MISERIA:
LOTTIAMO INSIEME PER ABBATTERLO!
______________________________________________________________________________
INIZIAMO A ORGANIZZARCI
NELL’ASSEMBLEA PUBBLICA DEL 26 FEBBRAIO 2011 ore 15,30
Sala dell’Istituto Storico della Resistenza di Modena, Via Ciro Menotti 137

Comitato promotore dell’Assemblea del 26 febbraio

SOLIDARIETA’ AGLI IMMIGRATI!

Pubblicato: febbraio 17, 2011 in Uncategorized

I precari della scuola esprimono la loro solidarietà agli immigrati vittime delle politiche razziste portate avanti, indifferentemente, dai governi locali e nazionali di centrodestra e centrosinistra.
Nel Cie di Modena, un vero e proprio lager, sono stati recentemente deportati altri 50 giovani immigrati, che vengono trattati come animali. 5 immigrati, disperati, sono stati costretti ad atti di autolesionismo per dare voce alla loro protesta. Giovanardi, per il PdL, e il sindaco Pighi, per la giunta comunale di centrosinistra hanno stigmatizzato il fatto lamentando solo la possibilità che gli immigrati vengano rilasciati. Una vergogna! Esprimiamo anche piena solidarietà alle famiglie di immigrati che hanno occupato, con il sostegno del collettivo Prendocasa, le case dell’Acer (di proprietà del comune e sfitte da anni!) in via Fossa Monda. Esprimiamo analoga solidarietà anche agli immigrati che stanno occupando da settimane l’ex scuola di Marzaglia. Facciamo appello a tutti a dare una solidarietà attiva a queste famiglie (con bambini) sfrattate e senza casa. Segnalateci la disponibilità di mobilio (materassi, cucine, sanitari…) in modo da poter aiutare queste famiglie.

di Fabiana Stefanoni

Il 28 gennaio non è stato solo il giorno di una grande prova di forza degli operai metalmeccanici: tutto il mondo del lavoro è sceso in piazza al fianco degli operai della Fiat. I lavoratori del pubblico impiego hanno aderito in massa allo sciopero indetto dai sindacati di base nella stessa giornata: scuole, asili, uffici sono rimasti chiusi per tutto il giorno. Nonostante il tentativo delle burocrazie sindacali, di concerto con governo e padronato, di dividere le lotte, i lavoratori di tutti i comparti erano insieme nelle piazze per chiedere a gran voce l’indizione di un grande sciopero generale di tutte le categorie. Uno sciopero che la direzione del più grande sindacato italiano, la Cgil, si rifiuta di proclamare. Ma tra i lavoratori cresce la consapevolezza che, per respingere l’attacco padronale, servono risposte forti.

L’attacco padronale non conosce mezze misure
Il capitalismo di casa nostra ha le sembianze di un malato terminale. Sono milioni i lavoratori che sono destinati, a breve, a diventare dei disoccupati. Similmente, centinaia di migliaia di precari del pubblico impiego, dei servizi, della Scuola sono in attesa della scadenza di quello che sarà, probabilmente, l’ultimo dei loro contratti a tempo determinato. Al Sud, la morte del malato è, in molti casi, già arrivata: sono decine di migliaia i precari che, nel giro di due anni, hanno perso il posto di lavoro. I lavoratori immigrati, più di tutti, subiscono la violenza di questo sistema economico in putrefazione: senza contratto un lavoratore immigrato è oggi un clandestino; ma il lavoro non c’è e quindi non esiste per gli immigrati alcuna possibilità concreta di sfuggire a un destino di miseria e clandestinità. Soprattutto, per le giovani generazioni non esiste alcuna possibilità di inserimento nel mondo del lavoro. La radicalità delle lotte studentesche degli ultimi mesi ha una base materiale che, nelle statistiche ottimistiche dei sondaggi dell’Istat, si esplica in percentuali di disoccupazione giovanile ormai superiori al 30%. A questo 30% vanno aggiunti i milioni di giovani che hanno rinunciato in partenza all’iscrizione agli uffici di collocamento e che, quindi, non compaiono nei sondaggi. La verità è che due giovani su tre (di età compresa tra i 16 e i 25 anni) non hanno lavoro, molti altri devono accontentarsi di contratti ultraprecari a poche centinaia di euro al mese.
In questo quadro, s’inserisce lo smantellamento del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. Già fortemente limitata dalle leggi precarizzanti note con il nome di “Pacchetto Treu” e “Legge Biagi”– leggi bipartisan che hanno aperto la strada al più selvaggio sfruttamento della forza lavoro al di fuori di qualsiasi regolamentazione – oggi la contrattazione collettiva rischia di diventare carta straccia. Se Cisl, Uil e Ugl svolgono il ruolo di quinte colonne del governo Berlusconi nell’affondo contro la classe lavoratrice, è altrettanto vero che l’accordo raggiunto tra questi sindacati gialli e la controparte padronale riproduce in gran parte lo stesso canovaccio che la direzione Cgil, ai tempi del governo Prodi, aveva contribuito a elaborare. Non a caso, se la direzione Cgil formalmente non rivendica l’accordo firmato da Cisl, Uil e Ugl, di fatto lo ha recepito firmando la stragrande maggioranza dei contratti di categoria.

Dopo Mirafiori e lo sciopero del 28 gennaio
La Cgil, del resto, ha dimostrato in occasione dello sciopero dei metalmeccanici del 28 gennaio il vero volto della sua “falsa opposizione” alle politiche concertative di governo, padronato e sindacati gialli. Il rifiuto di trasformare lo sciopero del 28 gennaio in sciopero generale di tutte le categorie dimostra che la maggioranza dirigente della Cgil, per voce della Camusso, mira a ritornare al tavolo della concertazione. Mentre Marchionne sferrava un pesante attacco ai lavoratori della Fiat imponendo, con il ricatto, un referendum truffaldino, la Camusso – dopo aver espresso all’inizio delle trattative “apprezzamenti” per il piano di investimento a Mirafiori proposto da Marchionne – non ha esitato a scaricare persino la stessa Fiom, invitando pubblicamente il segretario Landini a rivedere l’intenzione annunciata di non sottoscrivere il contratto in caso di vittoria dei Sì. All’indomani del referendum, che ha visto vincere il Sì di misura (solo 9 voti di scarto tra gli operai: è solo grazie al voto degli impiegati che il Sì ha potuto raggiungere la percentuale del 54,05%; tra l’altro il No ha vinto alla catena di montaggio, cioè tra quei lavoratori che più risentiranno degli effetti dell’accordo), la direzione Cgil si è limitata ad annunciare un “ricorso legale” contro l’esclusione della Fiom dalla rappresentanza in fabbrica.
Il rifiuto di trasformare lo sciopero del 28 gennaio in un grande sciopero generale di tutte le categorie ha alimentato ulteriormente la frattura tra la base della Fiom (e di una parte dell’area interna “La Cgil che vogliamo”) e i vertici della Cgil. E’ un fenomeno che è stato ben evidente in piazza in occasione dello sciopero di fine gennaio: la Camusso è stata contestata a Bologna, mentre parlava sul palco, da una buona parte della piazza, e lo stesso è accaduto nei confronti di altri dirigenti di maggioranza della Cgil in altre città (Torino, Padova, Pomigliano).

Al fianco dei metalmeccanici, per lo sciopero prolungato!
Alternativa Comunista è incondizionatamente al fianco degli operai metalmeccanici contro l’arroganza padronale di Marchionne e di chi lo foraggia a suon di miliardi (i rampolli della famiglia Agnelli). In tutti i luoghi di lavoro e nei sindacati dove i nostri militanti sono presenti, abbiamo fatto una battaglia per trasformare lo sciopero della Fiom del 28 gennaio in un grande sciopero generale di tutte le categorie, nella consapevolezza che serve una risposta forte per respingere l’attacco in corso. Salutiamo positivamente la decisione della Fiom di non sottoscrivere l’accordo-truffa di Mirafiori e di chiamare gli operai alla lotta. Ma la posta in gioco è troppo alta per fermarsi a uno sciopero di una sola giornata: il rischio è quello di rassegnarsi a una pesante sconfitta che oggi la classe lavoratrice non può e non deve permettersi.
La decisione di non trasformare lo sciopero del 28 gennaio in uno sciopero prolungato, la scelta di non chiamare i lavoratori a una grande manifestazione nazionale preferendo optare per più innocue manifestazioni regionali (addirittura in Emilia Romagna, una delle regioni dove la Fiom è più forte, lo sciopero è stato anticipato al 27 gennaio per… una festa del patrono) sono elementi che ci dicono che la direzione della Fiom, nonostante la combattività dimostrata dalla sua base operaia negli ultimi mesi, non intende chiamare i metalmeccanici a quell’azione di forza che oggi servirebbe. Le stesse dissociazioni di Landini dalle proteste degli operai contro la Camusso a Bologna (a detta di Landini, sarebbe stato uno sparuto gruppo di “studenti” a contestare la Camusso, ma noi che eravamo con loro sappiamo che la protesta è stata lanciata proprio dagli operai del gruppo Fiat, precisamente dagli operai della Ferrari!) ci indicano chiaramente che la direzione della Fiom intende oggi convogliare la protesta nella ricerca della riapertura del “dialogo” con la controparte padronale (dialogo che, tra l’altro, la Fiat non ha alcuna intenzione di concedere). Va inoltre precisato che, nonostante il No della Fiom all’accordo di Mirafiori e Pomigliano, la stessa Fiom ha firmato accordi sostanzialmente identici in moltissime altre fabbriche (per fare un solo esempio, a pochi km di distanza dallo stabilimento Fiat di Mirafiori, all’Embraco di Chieri, negli stessi giorni del referendum la Fiom firmava un contratto sostanzialmente identico a quello di Mirafiori).

La lotta continua!
Non è tempo di mezze misure. La classe padronale, non potendo più dilettarsi senza rischi con la speculazione in borsa (un gioco troppo rischioso ai tempi della crisi dei mercati finanziari), preferisce concentrare le sue energie nel suo sport preferito di sempre: dissanguare la classe lavoratrice. I lavoratori non possono permettersi di perdere nemmeno una sola battaglia: il rischio è quello di subire una sconfitta di dimensioni storiche, per riprendersi dalla quale saranno necessarie lotte ancora più dure. E’ quindi necessario rilanciare da subito, in tutti i luoghi di lavoro, la campagna per lo sciopero generale, per l’occupazione delle fabbriche che chiudono e licenziano (estendendo l’esempio degli operai della Eaton di Massa, che hanno occupato per settimane gli stabilimenti), per la costruzione di comitati di lotta territoriali, nazionali e, in prospettiva, internazionali. Solo un’azione di massa, che sfoci in un grande sciopero generale prolungato, in un’azione coordinata con gli altri sindacati in Europa, può oggi ribaltare i rapporti di forza a vantaggio della classe lavoratrice.

FUORI I FASCI DALLE SCUOLE!

Pubblicato: febbraio 10, 2011 in Uncategorized

Stamattina davanti a molte scuole della provincia di Modena (inclusi il
Liceo Fanti di Carpi e il Liceo San Carlo) sedicenti attivisti di
Azione Giovani e Giovane Italia hanno appeso striscioni con slogan
fascisti (ONORE ai martiri italiani delle Foibe). Forti di una
legittimazione ottenuta nei “convegni” organizzati da molte scuole
(dove la vicenda delle foibe è stata affrontata in modo strumentale,
con dati falsificati e senza contestualizzarla nel clima di guerra
civile di quel periodo), questi gruppi cercano di fomentare una
campagna reazionaria, sulla base di una vicenda storica falsificata.

I precari della scuola sono solidali con gli studenti dei collettivi che questa mattina hanno respinto le vergognose provocazioni dei giovani di destra, che davanti alle scuole hanno appeso striscioni con scritte fasciste (“Onore ai martiri italiani delle foibe”). Invitiamo tutti i lavoratori della scuola a contribuire attivamente, insieme agli studenti, alla costruzione di presidi davanti alle scuole per respingere le provocazioni fasciste.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Pubblicato: febbraio 10, 2011 in Uncategorized

La Consulta dichiara incostituzionale le “code” e destabilizza le graduatorie

Pettine e coda, un po’ di storia fa bene alla chiarezza

La colpa è del Governo Prodi. A rompere per prima il pettine fu la Moratti

Di Vincenzo Brancatisano

9 FEBBRAIO 2011 – La Corte Costituzionale con la sua sentenza n. 41/2011 (leggi il testo) dichiara incostituzionale le “code” e premia il “pettine”. Così come non abbiamo parteggiato per il doppio punteggio di montagna, anzi lo abbiamo combattuto perché contrario al diritto, alla logica, al merito e alla Costituzione tutta, non abbiamo risparmiato giudizi negativi per le code, indipendentemente dal fatto che potesse, il sistema delle code, portare vantaggi ad alcuni. Solo quando ognuno dei precari della scuola diventerà maturo e combatterà a favore del Diritto oggettivo e non più per il proprio interesse personale quando quest’ultimo è infondato sebbene previsto da leggi palesemente assurde, sarà fatto un passo avanti nel percorso di ripristino della dignità della professione. La Corte Costituzionale, su sollecitazione giudiziaria dell’Anief ha dichiarato incostituzionale il sistema delle code perchè – e non poteva essere diversamente – lo ha ritenuto irragionevole, contrario al merito ma soprattutto perché, si legge nella sentenza, “utilizzando il mero dato formale della maggiore anzianità di iscrizione nella singola graduatoria provinciale per attribuire al suo interno la relativa posizione, introduce una disciplina irragionevole che – limitata all’aggiornamento delle graduatorie per il biennio 2009-2011 – comporta il totale sacrificio del principio del merito posto a fondamento della procedura di reclutamento dei docenti e con la correlata esigenza di assicurare, per quanto più possibile, la migliore formazione scolastica”. Il presidente Napolitano forse non è stato attento quando ha firmato (anche) questa legge. Ma non è la prima volta che il pettine, cioè il merito, viene sacrificato dal ministro dell’istruzione di turno. E’ già successo e lo abbiamo denunciato nel nostro libro “Una vita da supplente” descrivendo la storia del pettine rotto dalla ministra Moratti quando s’inventò le tre fasce delle graduiatorie permanenti provinciali poi diventate a esaurimento. Le fasce, ancora attuali, sono state considerate irragionevoli dal Tar del Lazio che le ha annullate (prima che la ministra Letizia Moratti le facesse resuscitare con un nuovo provvedimento normativo). Avere impostato le graduatorie provinciali su tre fasce determina, secondo il Tar, “il sovvertimento dei principi che regolano la selezione del personale per l’accesso a uffici della PA privilegiando il fattore temporale (avere conseguito i titoli per l’ammissione in data precedente) rispetto al fattore merito (essere in possesso di maggiori e più rilevanti titoli). Ciò determina altresì un privilegio per i soggetti più anziani che naturalmente sono fra coloro che hanno conseguito precedentemente i requisiti, in un momento in cui invece la PA ha ritenuto di privilegiare nei concorsi a parità di punteggio i soggetti più giovani. Nella presente fattispecie i soggetti più anziani sono privilegiati anche con punteggi più bassi rispetto ai soggetti più giovani”. Il Tar diventa caustico quando sancisce che “lo stravolgimento della legge alla quale i decreti impugnati avrebbero dovuto dare puntuale applicazione poggia sulla inveterata abitudine di considerare il merito come l’ultimo elemento da considerare nelle assunzioni del personale docente”. Sulla base di un’ottica simile, l’amministrazione, “attribuendo ai meno titolati il diritto all’assunzione, ha costituito sulla legge una complicata e indebita superfetazione, oltre tutto in palese violazione della direttiva legislativa di predisporre una normativa di attuazione nel rispetto dei principi di semplificazione e snellimento dell’azione amministrativa”. Tutto questo, conclude il Tar, “con arbitraria valorizzazione di dati ai quali la legge non ha attribuito alcun rilievo, avendo informato il sistema delle assunzioni degli insegnanti della scuola pubblica alla scelta dei più meritevoli”.

Eppure: chi ha mai contestato l’esistenza delle fasce? Chi ha protetsato contro la circostanza che chi ha 90 punti in seconda fascia o in prima prevale su chi ne ha 200 in terza delle permanenti nonostante la parità dei titoli di accesso? Questo scandalo è sempre stato accettato come cosa normale e giusta, specie dai più giovani che non conoscono la vicenda, storicamente e giuridicamente considerata. Molti di coloro che si trovano in prima e seconda fascia e che si sono stracciati le vesti contro la legge della coda che ha conculcato il loro merito e che ora brindano per la sentenza della Consulta dovrebbero ricordare che essi stessi sono i primi ad aver goduto di leggi irrazionali che hanno sacrificato il merito per criteri legati a un “mero elemento temporale”.

Infine, non guasterebbe ricordare com’è nato il percorso infame che ha portato all’ennesimo colpo al sistema delle graduatorie. Nei blog e sui giornali tutti se la prendono con la Gelmini e con la Lega. Non capendo nulla di scuola, appare normale che la Lega e la Gelmini abbiano preso l’ennesimo abbaglio (il prossimo sarà il progetto Pittoni). Ma perché non ricordare che fu il governo Prodi a iniziare la partita di quest’ennesima indecenza, lanciando un allora non richiesto e ora dannoso sasso nello stagno, attraverso una norma della legge finanziaria 2006/2007? E’ per questo che regaliamo ai nostri lettori alcune pagine, del libro “Una vita da supplente”, riportate qui sotto (www.vincenzobrancatisano.it/articoli/testacoda.htm) che saranno utili a chi vorrà farsi un’idea matura in merito all’ennesimo terremoto che si abbatte oggi sui traballanti precari della scuola italiana.